MIKE PATTON's MONDO CANE Teatro degli Arcimboldi in Milan September 2nd
The second Mondo Cane concert of 2019 took place on September 2nd at Teatro degli Arcimboldi in Milan.
Set List
Il cielo in una stanza (Gino Paoli)
Che notte! (Fred Buscaglione)
Ore d’amore (Fred Bongusto)
20 Km al giorno (Nicola Arigliano)
Quello che conta (Luigi Tenco)
L’urlo negro (The Blackmen)
Doce doce (Fred Bongusto)
Deep down (Christy)
Pinne, fucile ed occhiali (Edoardo Vianello)
Scalinatella (Roberto Murolo)
L’uomo che non sapeva amare (Nico Fidenco)
Canzone (Don Backy)
Storia d’amore (Adriano Celentano)
Lontano, lontano (Luigi Tenco)
Yeeeeeeh! (The Primitives)
Senza Fine (Gino Paoli)
Balada de la trompeta (Raphael)
Dio, come ti amo (Domenico Modugno)
Intermezzo strumentale
Sole Malato (Domenico Modugno)
Retrovertigo (Mr. Bungle)
Reviews / Photos
Il cielo in una stanza (Gino Paoli)
Che notte! (Fred Buscaglione)
Ore d’amore (Fred Bongusto)
20 Km al giorno (Nicola Arigliano)
Quello che conta (Luigi Tenco)
L’urlo negro (The Blackmen)
Doce doce (Fred Bongusto)
Deep down (Christy)
Pinne, fucile ed occhiali (Edoardo Vianello)
Scalinatella (Roberto Murolo)
L’uomo che non sapeva amare (Nico Fidenco)
Canzone (Don Backy)
Storia d’amore (Adriano Celentano)
Lontano, lontano (Luigi Tenco)
Yeeeeeeh! (The Primitives)
Senza Fine (Gino Paoli)
Balada de la trompeta (Raphael)
Dio, come ti amo (Domenico Modugno)
Intermezzo strumentale
Sole Malato (Domenico Modugno)
Retrovertigo (Mr. Bungle)
Reviews / Photos
Rock On
Trent’ anni 30 anni (abbondanti) di carriera e non annoiarsi mai: che sia con i Faith No More o con i progetti di Mr. Bungle, Fantomas, Peeping Tom, Dead Cross, Mike Patton è un esploratore musicale su vari livelli: nel tempo, nello spazio, nei generi, con il minimo comune denominatore dell’estro creativo e della perfezione stilistica.
Dopo la data a Prato lo scorso 31 agosto, torna a calcare un palco importante, quello del teatro degli Arcimboldi di Milano per un concerto dal sapore nostalgic-retró sublime. Platea e gallerie sono tutte piene quando poco dopo le 21,15 fa il suo ingresso l’artista con il seguito della sua band del progetto Mondo Cane: la Camerata strumentale di Prato diretta da Aldo Sisillo, con Roy Paci alla tromba, Enri Zavalloni al pianoforte, organi e synth, Gegè Munari alla batteri, Vincenzo Vasi al theremin e all’elettronica, Alessandro “Asso” Stefana alla chitarra elettrica e acustica, Antonio Borghini al basso e contrabbasso e Fabrizio Aiello alle percussioni.
Luci blu soffuse, uno scroscio di applausi, Patton prende il centro dello stage e la macchina del tempo si accende: in un nuovo riarrangiamento parte il grande classico Il cielo in una stanza, cover di Gino Paoli… anche gli Arcimboldi smettono di avere pareti. Dai toni leggeri e affascinanti si passa poi al sound più acceso di Buscaglione (Che notte) e Bongusto (Ore d’amore). La celebrazione che Mike Patton e i suoi fanno della musica italiana del passato continua poi con nuovi arrangiamenti con i toni rock de L’urlo negro e quelli più molleggiati di reggae Pinne, fucile ed occhiali, per poi emozionare sulla delicata Scalinatella di Roberto Murolo in perfetto dialetto napoletano.
Di amori struggenti ed emozioni si carica il finale con Storia d’amore di Adriano Celentano, la delicata Lontano, lontano di Luigi Tenco e la chiusa con Senza fine di Gino Paoli.
Per l’encore, prima di tornare con tutti sul palco, il duetto Paci – Patton regala una colorata Balada de la trompeta per poi salutare tutti con la doppietta di Modugno Dio, come ti amo e Sole malato e la chiusa di Retrovertigo dei Mr Bungle.
Sebbene la moda del rispolvero vintage di vecchie glorie sia piuttosto diffusa in molti ambiti, non solo musicali e da taluni venga usata come pretesto quando un artista non ha più molto da dire, c’è da affermare che questo non è proprio il caso di Patton: la piacevolissima resa dell’omaggio al pop armonico italiano degli anni Sessanta è un ascolto che affascina ed emoziona. E ancor più apprezzabile è quando la riscoperta di questo mondo avviene grazie ad un talento oltreoceano, cresciuto non solo a pane e mandolino che ha interiorizzato il passato musicale per riproporlo oggi con la sua firma originale.
Photos by Roberto Finizio
The Hot Corn
Il cielo in una stanza | L’incredibile e favoloso mondo (cane) di Mike Patton
MILANO – «Come va lì a Milano? Perché noi siamo sulla Luna». E nonostante fossimo al Teatro degli Arcimboldi, anche a noi è sembrato di essere altrove, almeno per una sera. Merito di Mike Patton e dell’orchestra che l’ha accompagnato nel concerto dedicato a Mondo Cane, magnifico album pubblicato nel 2007 e dedicato alle cover di canzoni italiane degli Anni Cinquanta e Sessanta. Violini, percussioni, chitarre, tastiere, theremin, un coro e al centro del palco lui, Mike Patton. Camicia nera con tre rose rosse stampate sul petto, scarpe da skater, due treccine a raccogliergli i capelli e una risata genuina ad intervallare i brani, tra battute in italiano, una serie di “minghia” ben distribuiti e una sposa – con tanto di velo – seduta tra il pubblico.
Uno scatto del concerto visto da Instagram
Si parte con i violini sognanti de Il cielo in una stanza di Gino Paoli e la voce di Patton che incanta un teatro in rispettoso silenzio pronto a lasciarsi andare in un boato di applausi sul finale. Si prosegue con l’omaggio a Fred Buscaglione con Che notte! – arricchita dalla tromba di Roy Paci e lo sparo di una pistola giocattolo esploso da Patton – e Ore d’amore. E poi Ennio Morricone con Deep Deep Down, Nicola Arigliano e la sua 20 km al giorno, Scalinatella di Roberto Murolo e il doppio tributo a Luigi Tenco con Lontano, Lontano e Quello che conta, brano scritto da Morricone con Luciano Salce per la colonna sonora de La Cuccagna.
Mike Patton sul palco del Teatro degli Arcimboldi
E da La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo a Come un tuono di Derek Cianfrance anche Patton ne sa qualcosa di colonne sonore. Ma questa è un’altra storia. «Fa un cazzo di caldo qui dentro!», commenta (sì, in italiano) mentre riprende fiato dopo essersi dimenato con una versione heavy metal di Urlo negro. Generoso di elogi per i suoi musicisti, tra cui Alessandro “Asso” Stefana, Enrico Gabrielli e Vincenzo “Wolverine” Vasi, Patton scherza con il Direttore d’Orchestra per spiegare l’entusiasmo del pubblico, «Credo gli piaccia il tuo culo, è tutta la sera che lo guardano!».
Mike Patton e l’orchestra sul palco
Si muove veloce, salta come se si trovasse sul palco di un festival rock, sputa a terra e poi, con gli occhi chiusi, muove elegantemente le mani a mezz’aria come a giocare con le note. Ed è tutto qui il cuore del live di Mike Patton, variopinto come la sua voce, dolce e feroce, capace di passare da L’uomo che non sapeva amare a Pinne, fucile ed Occhiali e chiudere il concerto con Senza fine che anticipa il doppio bis, tra Dio come ti amo di Domenico Modugno e un «pezzo un po’ strano», Retrovertigo dei Mr. Bungle. Prima di tornare indietro dalla Luna. «Noi siamo Mondo Cane».
Impatto Sonoro
Photos by Francesca Cortese
Kika Press
Il leader dei Faith No More ama molto il nostro Paese e disco e live ne sono una conferma.
Il live di Milano al Teatro degli Arcimboldi, che segue quello di Prato, è un viaggio nel tempo, caratterizzato dal tocco alternativo del musicista californiano più amato e seguito degli ultimi vent’anni, che oggi sfida i nostri grandi classici: da Gino Paoli, a Luigi Tenco, passando per Fred Buscaglione e Fred Bongusto.
Photos by Massimo Barbaglia
Nonsense Mag
No Report – Mike Patton’s Mondo Cane, variazioni pop di classe agli Arcimboldi
Milano, lunedì 2 Settembre 2019. Nonostante sia l’inizio della prima settimana lavorativa post ferie per la maggior parte dei milanesi, il pubblico del teatro degli Arcimboldi non si lascia sfuggire la ghiotta occasione di assistere allo show di Mike Patton, che ripropone il repertorio di pop italiano anni ’60 rielaborato con il suo progetto “Mondo Cane”. La bella serata è resa ulteriormente piacevole dal clima fresco che ha fatto seguito all’acquazzone mattutino, e il cielo stesso, con un colorato tramonto, allieta l’attesa dei fan più trepidanti, che alle 20:15 possono finalmente accedere al teatro.
Tocca attendere un’altra ora per vedere Mike ed il suo esercito, composto da qualche decina di musicisti di supporto fra navigati sessionman, affascinanti coriste ed una piccola autentica orchestra: invocato negli ultimi minuti d’attesa da un teatro completamente sold out, l’istrionico Patton non si lascia desiderare oltremodo ed apre con “Il cielo in una stanza”, il classico di Gino Paoli che in questo contesto suona quasi come un furbesco omaggio all’amato pubblico. L’entusiasmo è palpabile e sia l’artista che gli spettatori sono già caldi per quella che si rivelerà una serata animata, diversa dal solito, nel composto contesto del teatro milanese.
Patton è in forma e, con la sua formidabile voce e con sapienti movenze, si rivela l’autentico mattatore della serata, supportato perfettamente dal suo ensemble: gli occorre assai poco per calarsi in maniera assolutamente credibile nei panni dei due grandi “Fred” della musica italiana, Buscaglione e Bongusto, interpretando nell’entusiasmo generale “Che notte!” e “Ore d’amore”. Nonostante la versatilità del cantante sia cosa ormai arcinota, stupisce sentire dal vivo le sue interpretazioni, così credibili e penetranti: dal patinato swing di Arigliano, all’urlatissimo beat psichedelico dei The Blackman, passando per la sentita e commovente esecuzione di “Quello che conta” di Luigi Tenco, con “Mondo Cane” il buon Mike riesce nell’impresa di far riapprezzare ai presenti questi classici indimenticabili della musica italiana, riuscendo a mettere in essi la sua personalità, senza mai perdere d’occhio il senso e il sentimento contenuto in essi.
Sono in molti a sottolineare come l’istrionismo di Patton sia particolarmente adatto al contesto degli Arcimboldi: personaggio teatrale, Mike sembra aver applicato il classico metodo Stanislavskij per interpretare al meglio questi brani, ognuno dei quali è accompagnato da un’enfasi o una piccola, azzeccata mossa che dimostra come egli ne abbia saputo cogliere il senso. Se constatiamo la vastità del repertorio proposto e l’agio con cui egli passa da una canzone all’altra, fa specie pensare al profondo lavoro di ricerca e studio che Patton ha compiuto su questi brani: dai particolari vocalizzi del più grande classico di Edoardo Vianello alla simpatica “Scalinatella” di Murolo, dalla passionalità del grande Adriano in “Storia d’amore” alle urla dei Primitives, tornando ancora alla scuola genovese di Tenco e Paoli, Patton trova sempre la chiave di interpretazione corretta, confermandosi interprete credibile e autentico amante della musica italiana d’antan.
Seppur inevitabilmente venato dall’inglese d’origine, il suo italiano è pronunciato perfettamente anche nelle linee dialettali più particolari – incluso il saluto very bauscia “Ué Milano!” – e la padronanza linguistica è espressa dall’enfasi tonale sempre azzeccata, sulla parola giusta ed al momento giusto: oltre alla gestualità teatrale, è chiaro ed ammirevole lo studio linguistico e filologico attuato su canzoni che hanno saputo conquistare il cantante nativo di Eureka, California.
Oltre a questo, ciò che ha reso indimenticabile il concerto è stato il rapporto caloroso col pubblico, fra brevi introduzioni e racconti rigorosamente in italiano, qualche parolaccia piazzata ad arte – senza troppo esagerare, visto il contesto – e saltuari e salaci scambi di battute con i fan. Sembra quasi superfluo riferire come ogni brano abbia scatenato un tripudio di applausi fra le file del teatro.
C’è tempo per una chiusura in grande stile, con due set di encore: nel primo spicca certamente “Balada de la trompeta” di Raphael, con Roy Paci ospite d’onore alla tromba solista, mentre nel secondo, invocato da qualche minuto di ininterrotti applausi, ci ha colpiti particolarmente la toccante interpretazione di “Retrovertigo” dei Mr. Bungle, brano che forse è stato scelto per il mood così simile alla malinconia celata in tante delle canzoni proposte stasera. Non ci resta che tributare una meritata standing ovation all’artista e alla sua orchestra, per poi uscire soddisfatti da questo toccante show.
Ripensando alla serata, già pregustiamo l’ascolto del nuovo progetto “Corpse Flower” con Jean-Claude Vannier, ma oltre a ciò usciamo animati dal desiderio di riscoprire le interpretazioni originali delle venti canzoni di stasera. Non è possibile restare indifferenti alla passione ed alla classe profusa da uno dei più geniali sperimentatori dei giorni nostri: “Mondo Cane” non è un progetto di cover od un semplice tributo, bensì un autentico atto d’amore verso la nostra storia musicale, per il quale possiamo solamente ringraziare Mike Patton.
No Report – Mike Patton’s Mondo Cane, variazioni pop di classe agli Arcimboldi
Milano, lunedì 2 Settembre 2019. Nonostante sia l’inizio della prima settimana lavorativa post ferie per la maggior parte dei milanesi, il pubblico del teatro degli Arcimboldi non si lascia sfuggire la ghiotta occasione di assistere allo show di Mike Patton, che ripropone il repertorio di pop italiano anni ’60 rielaborato con il suo progetto “Mondo Cane”. La bella serata è resa ulteriormente piacevole dal clima fresco che ha fatto seguito all’acquazzone mattutino, e il cielo stesso, con un colorato tramonto, allieta l’attesa dei fan più trepidanti, che alle 20:15 possono finalmente accedere al teatro.
Tocca attendere un’altra ora per vedere Mike ed il suo esercito, composto da qualche decina di musicisti di supporto fra navigati sessionman, affascinanti coriste ed una piccola autentica orchestra: invocato negli ultimi minuti d’attesa da un teatro completamente sold out, l’istrionico Patton non si lascia desiderare oltremodo ed apre con “Il cielo in una stanza”, il classico di Gino Paoli che in questo contesto suona quasi come un furbesco omaggio all’amato pubblico. L’entusiasmo è palpabile e sia l’artista che gli spettatori sono già caldi per quella che si rivelerà una serata animata, diversa dal solito, nel composto contesto del teatro milanese.
Patton è in forma e, con la sua formidabile voce e con sapienti movenze, si rivela l’autentico mattatore della serata, supportato perfettamente dal suo ensemble: gli occorre assai poco per calarsi in maniera assolutamente credibile nei panni dei due grandi “Fred” della musica italiana, Buscaglione e Bongusto, interpretando nell’entusiasmo generale “Che notte!” e “Ore d’amore”. Nonostante la versatilità del cantante sia cosa ormai arcinota, stupisce sentire dal vivo le sue interpretazioni, così credibili e penetranti: dal patinato swing di Arigliano, all’urlatissimo beat psichedelico dei The Blackman, passando per la sentita e commovente esecuzione di “Quello che conta” di Luigi Tenco, con “Mondo Cane” il buon Mike riesce nell’impresa di far riapprezzare ai presenti questi classici indimenticabili della musica italiana, riuscendo a mettere in essi la sua personalità, senza mai perdere d’occhio il senso e il sentimento contenuto in essi.
Sono in molti a sottolineare come l’istrionismo di Patton sia particolarmente adatto al contesto degli Arcimboldi: personaggio teatrale, Mike sembra aver applicato il classico metodo Stanislavskij per interpretare al meglio questi brani, ognuno dei quali è accompagnato da un’enfasi o una piccola, azzeccata mossa che dimostra come egli ne abbia saputo cogliere il senso. Se constatiamo la vastità del repertorio proposto e l’agio con cui egli passa da una canzone all’altra, fa specie pensare al profondo lavoro di ricerca e studio che Patton ha compiuto su questi brani: dai particolari vocalizzi del più grande classico di Edoardo Vianello alla simpatica “Scalinatella” di Murolo, dalla passionalità del grande Adriano in “Storia d’amore” alle urla dei Primitives, tornando ancora alla scuola genovese di Tenco e Paoli, Patton trova sempre la chiave di interpretazione corretta, confermandosi interprete credibile e autentico amante della musica italiana d’antan.
Seppur inevitabilmente venato dall’inglese d’origine, il suo italiano è pronunciato perfettamente anche nelle linee dialettali più particolari – incluso il saluto very bauscia “Ué Milano!” – e la padronanza linguistica è espressa dall’enfasi tonale sempre azzeccata, sulla parola giusta ed al momento giusto: oltre alla gestualità teatrale, è chiaro ed ammirevole lo studio linguistico e filologico attuato su canzoni che hanno saputo conquistare il cantante nativo di Eureka, California.
Oltre a questo, ciò che ha reso indimenticabile il concerto è stato il rapporto caloroso col pubblico, fra brevi introduzioni e racconti rigorosamente in italiano, qualche parolaccia piazzata ad arte – senza troppo esagerare, visto il contesto – e saltuari e salaci scambi di battute con i fan. Sembra quasi superfluo riferire come ogni brano abbia scatenato un tripudio di applausi fra le file del teatro.
C’è tempo per una chiusura in grande stile, con due set di encore: nel primo spicca certamente “Balada de la trompeta” di Raphael, con Roy Paci ospite d’onore alla tromba solista, mentre nel secondo, invocato da qualche minuto di ininterrotti applausi, ci ha colpiti particolarmente la toccante interpretazione di “Retrovertigo” dei Mr. Bungle, brano che forse è stato scelto per il mood così simile alla malinconia celata in tante delle canzoni proposte stasera. Non ci resta che tributare una meritata standing ovation all’artista e alla sua orchestra, per poi uscire soddisfatti da questo toccante show.
Ripensando alla serata, già pregustiamo l’ascolto del nuovo progetto “Corpse Flower” con Jean-Claude Vannier, ma oltre a ciò usciamo animati dal desiderio di riscoprire le interpretazioni originali delle venti canzoni di stasera. Non è possibile restare indifferenti alla passione ed alla classe profusa da uno dei più geniali sperimentatori dei giorni nostri: “Mondo Cane” non è un progetto di cover od un semplice tributo, bensì un autentico atto d’amore verso la nostra storia musicale, per il quale possiamo solamente ringraziare Mike Patton.
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